Le bellezze naturali e il clima gradevole e salubre della conca meranese erano cose ben note anche nei secoli passati.

Come data iniziale della valorizzazione turistica di Merano in senso moderno vale per l’anno 1836, quando il medico viennese Josef Huber diede alle stampe un opuscolo nel quale esaltava l’efficacia terapica dell’aria meranese, della cura dell’uva e della cura con siero di latte caprino nelle affezioni delle via respiratorie e nei disturbi cardiaci. La gratuita pubblicità attrasse a Merano i primi “ospiti per cura” (Kurgäste) e indusse l’avveduto borgomastro Josef Valentin Haller, che fu a capo dell’amministrazione cittadina dal 1823 al 1861, a promuovere con adeguate iniziative l’afflusso di sempre più numerosi ospiti. A metà del secolo fu istituto un apposito comitato, poi l’Azienda di Cura (Kurvorstehung). I medici Bernhard Megger e Franz Tappeiner e vari altri scrittori provvidero ad una più vasta pubblicità, la costruzione delle ferrovie incrementò assai l’afflusso della clientela, sorsero nuovi alberghi e nuove infrastrutture al servizio degli ospiti e in pochi decenni Merano divenne una delle più ricercate stazioni climatiche dell’area linguistica tedesca, specialmente per prolungati soggiorni invernali.

La clientela apparteneva ai ceti sociali più elevati e facoltosi di ogni parte d’Europa, ma specialmente dell’Austria-Unhgeria e della Germania; fra gli ospiti vi furono persino i sovrani d’Austria, di Prussia e del Belgio. Intorno al centro storico sorsero i nuovi quartieri della città-giardino, costituiti specialmente da alberghi, pensioni e ville private, e l’intera economia di Merano si impostò sulla nuova e redditizia risorsa del turismo. A tale prospera evoluzione mise bruscamente fine lo scoppio della Prima guerra mondiale, il cui esito fu tutt’altro che propizio ad una sollecita ripresa. Scomparsi i ceti d’estrazione della clientela d’anteguerra, e staccato l’Alto Adige, con l’annessione all’Italia, dal resto del mondo tedesco, il turismo meranese languì per diversi anni; e quando la ripresa raggiunse finalmente un livello soddisfacente, la Seconda guerra mondiale fece ripiombare il turismo in piena crisi.

Durante la guerra, e per alcuni anni anche dopo, i grandi alberghi di Merano furono adibiti ad ospedali militari. Negli anni ’50, quando riprese vigore l’afflusso turistico dal centro-Europa, in larga misura legato alla motorizzazione privata e quindi libero di espandersi dovunque vi fossero strade rotabili. Per varie ragioni la preferenza generale andò allora non più alle stazioni climatiche del passato, bensì alle località minori, ancora da scoprire e valorizzare. Nel Meranese ciò condusse ad un vertiginoso sviluppo del turismo nei paesi agricoli che fanno corona alla città, mentre in questa la ripresa andò piuttosto a rilento. Il razionale sfruttamento delle fonti radioattive dei dintorni del moderno stabilimento termale e altre iniziative promozionali, tra cui numerose manifestazioni di ogni genere, le diedero un forte impulso, ed oggi il turismo è ancora la principale risorsa economica della città non meno che dei paesi circostanti.

Eccetto un mese o poco più all’ inizio dell’inverno, si può dire che a Merano la stagione turistica si estende all’intero anno, con periodi di “piena” a Pasqua e in estate-autunno.

Le risorse basilari dell’economia turistica del Meranese sono la bellezza ambientale, la bontà del clima in ogni stagione, le acqua radioattive, la cura dell’uva, le possibilità quasi inesauribili di passeggiate ed escursioni ad ogni livello di altitudine e di impegno, le opere d’arte, i castelli, la vegetazione rigogliosa e multiforme e la dovizia di frutta pregiata. Il tutto e’ valorizzato da un’eccellente attrezzatura alberghiera e turistico- sportiva, da una fittissima rete di sentieri ben segnalati, da impianti a fune per l’escursionismo e lo sci e da molteplici manifestazioni, fra le quali ricorderemo le corse all’Ippodromo di Maia, le gare di canoa sul Passirio, concerti gionalieri sulla Passeggiata e i congressi e raduni di vario genere.