Il centro storico e i Portici di Merano
Il centro storico di Merano è incuneato nel ristretto spazio fra la riva destra del Passirio e la base del M. Benedetto, estrema e bassa propaggine del Gruppo di Tessa che dalle pendici del monte Mutta si protende fino al torrente. Su tale spazio la città antica si accalca lungo l’asse via Portici-piazza Duomo-via Haller. Sul mosaico rosso dei tetti si leva l’imponente campanile del duomo, la cui parte inferiore, in pietra a vista, risale alla prima metà del ‘300, quella mediana, con il finestrone gotico e il primo orologio, alla seconda metà del ‘400 e quella superiore, con l’ottagono e la cupoletta a punta, al 1618. Con il suo aspetto inconfondibile il campanile, restaurato alcuni anni fa, è l’emblema della città.
La cinta muraria medievale, che fin dopo la metà del secolo scorso racchiudeva l’intera cittadina, venne poi demolita per far posto allo sviluppo edilizio connesso all’ascesa turistica. Si sono tuttavia conservate tre delle quattro porte urbane, oltre alla Torre Polveriera, fortificazione sommitale della cinta, e alla cortina muraria che la unisce alla Porta Passiria.
Costruita probabilmente al principio del ‘300, la cinta – che doveva avere mura molto alte e robuste – venne più volte rimaneggiata; la lunga stasi edilizia conseguente alla crisi economica ne permise poi la conservazione fino all’Ottocento. Le quattro porte controllavano le strade convergenti nella città e prendevano il nome dalle zone di provenienza delle medesime: Porta Bolzano, Porta Passiria, Porta Venosta, Porta d’Ultimo.
Centro ideale della Merano storica è la piazza del Duomo, cui la strettoia determinata dal campanile e dalle case del lato S conferisce una forma a clessidra, dividendola in piazzo Inferiore e piazza Superiore del Duomo. La prima, attigua al lato meridionale della chiesa, è molto piccola e ombreggiata da alcuni ippocastani; da essa si diparte verso O la via dei Portici, verso S la breve ma caratteristica via Leonardo da Vinci che fa capo alla Porta Bolzano, sboccando nella piazza della Rena.
Dietro all’abside del Duomo si apre la piazza Superiore, un po’ più spaziosa del’altra. Il suo lato settentrionale è occupato da due interessanti edifici, quasi addossati al ripido fianco del M. Benedetto: la cappella gotica di S. Barbara e il palazzetto Steinachheim. La cappella di S. Barbara, a pianta ottagonale, fu eretta verso la metà del ‘400 come chiesa cimiteriale (il camposanto circondava il duomo), con cripta-ossario. L’interno, coperto da una bella volta gotica a stella, è improntato ad un’armoniosa spazialità. L’altar maggiore a scrigno, adorno di molte sculture lignee (due statuette sono state rubate), sembra un’opera germanica del XV secolo, ma la sua autenticità è dubbia; altri due altari barocchi del XVIII secolo, con una pala di M. Pussjae, custodiscono in cofani di cristallo due scheltri-reliquie. Nella cripta, una statua lignea della Pietà (fine XIV sec.) Il palazzetto Steinachheim (o Desfour, dalla contessa cui appartenne) è un sobrio edificio di stile classicheggiante, eretto da Carlo Delai nel 1675-80.
Fra la piazza Superiore del Duomo e la Porta Passiria giace il piccolo quartiere di Steinach, attraversato dalla via Haller e dalla stretta via Passiria forse la più antica della città. Queste due vie e la Porta Passiria erano fino a un ventennio addietro i passaggi obbligati di tutto il traffico tra la Val d’Adige e la Val Passiria. La via Passiria sbocca nella via della Torre,a pochi metri dalla Porta Passiria, attraverso uno stretto passaggio a volta, la “Santer Klause” angolo caratteristico della vecchia Merano e, secondo alcuni, un vestigio dello scomparso castello di Ortenstien.
Dalla piazza inferiore del duomo diparte in leggera discesa verso la via dei Portici, imperfettamente rettilinea e con i suoi 400 metri di lunghezza la più lunga strada antica a portici dell’Alto Adige. Spina dorsale del centro storico, la via Portici è ancor oggi la più caratteristica della città e la “strada degli acquisti” per eccellenza. Essa nacque, forse gradualmente ma comunque secondo un concezione unitaria, nel XIII secolo e diede corpo al borgo mercantile che nel 1317 ha già rango e privilegi di città. La sua funzione prettamente commerciale si palesa nelle due serie continue di arcate al pianterreno delle case: esse servivano per l’esposizione e la compravendita delle merci al riparo dalle intemperie. Non si trattava però solo di negozi per il fabbisogno della cittadinanza, bensì anche di botteghe adibite agli scambi commerciali fra i mercanti italiani e germanici, specialmente in occasione delle due fiere annuali che si tenevano a Merano in primavera e in autunno. I proprietari dei negozi mettevano allora i loro locali a disposizione degli operatori forestieri; da un’ordinanza imperiale del 1497 apprendiamo che ai mercanti italiani di tessuti era riservato il lato settentrionale, ossia verso il monte (Berglauben), ai tedeschi quello meridionale, dalla parte del torrente (Wasserlauben), della via. Altri luoghi erano stabiliti per gli scambi di merci diverse: ferro, oreficerie, calzature ecc.
Nel loro aspetto odierno, varito e pittoresco ma un po’ più modesto di quello della via Portici di Bolzano, le due schiere di case dei Portici meranesi sono ovviamente il risultato di molti rimaneggiamenti e restauri che proseguono tutt’ora; nell’insieme esse non sono mutate di molto rispetto a due o tre secoli fa, mentre in origine è da ritenere che fossero in buona parte ancora in legno. Dietro al corpo di fabbrica principale, prospiciente la strada, vi è di solito un cortiletto (spesso coperto), indi un secondo corpo, la cosiddetta Hinterhaus (casa posteriore); le strutture antiche sono in molti casi ancora riconoscibili negli androni a volta, nei vani delle scale, nei lucernari sopra i cortiletti ecc.
La via Portici è intersecata a metà lunghezza da una trasversale che verso S (via Cassa di Risparmio) la collega con il corso della Liberà, mentre a N si accosta al piede del M. Benedetto con il nome di via Galilei. All’angolo NO del suddetto incrocio sorge il palazzo del Municipio, costruito nel 1929 su progetto di E. Sotsas. In precedenza vi si trovavano gli antichi edifici e magazzini della castealderia, ossia l’amministrazione patrimoniale e fiscale dei conti del Tirolo e dei loro successori asburgici. Dietro al Municipio e sulla via Galilei si apre la piazza Castello, con piccolo giardino pubblico; essa prende il nome del Castello Principesco (Landesfürstliche Burg) che vi sorge, una costruzione gotica di proporzioni molto modeste, eretta nella seconda metà del ‘400 per i temporanei soggiorni a Merano del duca Sigismondo il Danaroso (Sigmund der Münzreiche), conte del Tirolo, che risiedeva abitualmente ad Innsbruck. In seguito vi dimorarono, in particolari occasioni, gli imperatori Massimiliano I e Ferdinando I (quest’ultimo, nel 1564, con l’intera famiglia per sottrarsi ad un’epidemia che infieriva ad Innsbruck), poi vari altri principi del Tirolo.