Il fiore all’occhiello di Merano agli inizi del 1900
Il fiore all’occhiello del divertimento meranese per oltre un decennio fu il primo ippodromo cittadino Merano-Maia, la cui apertura nel 1900 segna una svolta importante per l’intera cittadina. L’impianto sportivo di via Piave, situato nell’area che oggigiorno ospita il circolo ippico e i campi da tennis, poté essere realizzato grazie ai contributi dell’allora Azienda di Cura di Maia del Comune di Maia Bassa, sotto la cui giurisdizione amministrativa si trovava la struttura, e dei 103 soci della neonata Società sportiva e di corse che, fondata dal barone Goldegg e da Otto An der Lan von Hochbrunn, gestì l’ippodromo fino al 1910. L’impianto sportivo, fortemente voluto dal barone, era una struttura polivalente, che assunse in pochi anni fama europea sia per la qualità della struttura sia per la bellezza della natura circostante nella quale era immersa. Tra le manifestazioni sportive ospitate dalla nuova struttura, primeggiano le corse dei cavalli. Precedentemente organizzate in modo sporadico nei prati dietro il grande Hotel Meranerhof, ora queste trovano nel nuovo ippodromo la sede ideale, munita di tribune adeguate per gli spettatori e di un vero e proprio totalizzatore per le scommesse. Se agli esordi il giro delle scommesse non sembra rilevante, nel corso degli anni questo subisce un incremento vistoso, toccando nel 1914 il tetto massimo di 46.000 Corone.
Le corse, che si svolgono in primavera, durante il periodo pasquale e in autunno, richiamano spettatori sui migliori cavalli e cavalieri, nonché amazzoni, almeno nei primissimi anni, provenienti dall’Austria, dalla Germania, dall’Ungheria, dall’Italia, e in un secondo tempo anche dalla Svizzera. Accanto alle diverse specialità, trotto, corsa piana, Steeple Chase, salto ad ostacoli, riservate ai Gentlemen Riders e agli eleganti ufficiali dell’Impero, trovano spazio fin dall’inizio le corse rusticane. Organizzate il lunedì di Pasqua, le competizioni con gli avelignesi vengono apprezzate da tutto il pubblico per il particolare mix di folclore, i cavalieri sono rigorosamente in costume e di spettacolo, i cavalli sono di norma cavalcati a pelo, che offrono. Ma Merano-Maia ospiterà, nel corso del tempo, attività sportive di genere diversissimo e su molte delle quali era ammesso scommettere. Nelle numerose piste dell’impianto sportivo si avvicendano quindi corse di bicicletta – e, durante gli anni del Regime, di motocicletta e di automobili – tornei di calcio, di tennis, di polo a cavallo, di hockey e di golf.
Non mancano competizioni che oggi definiremmo curiose, come le corse di tandem e di carrozze, i tornei di polo in bicicletta e di tamburello. In inverno il ghiaccio permetteva di pattinare, mentre con la bella stagione ai pattini veniva sostituito il fioretto per tirare di scherma. Erano, quelli, gli anni festosi e brillanti della bell’époque e il nuovo impianto sportivo meranese, così come il teatro ed il casinò, doveva rispondere alle esigenze di intrattenimento e di mondanità di una classe sociale d’élite, abituata ai divertimenti delle grandi città di provenienza, divertimenti che ritrovava a Merano grazie soprattutto agli sforzi dell’Azienda di Cura e delle varie società e club sportivi che all’epoca animavano la città del Passirio. Alla sera, dopo la cena nei principali alberghi della città, il divertimento proseguiva fino a notte inoltrata con il più tradizionale ballo al Kursaal o con vere e proprie feste danzanti all’ippodromo, che a partire dal 1902 presenta, al posto del maneggio, anche un laghetto dal poetico nome di Nacthigallensee, sfruttato dagli organizzatori per magici spettacoli pirotecnici e festose notti veneziane con tanto di gondole e orchestrine.
L’ippodromo dal 1925 al 1935
Quando la prima società che nel 1925 gestiva l’Ippodromo di Maia naufragò economicamente, il terreno dello Sportplatz sul quale si disputavano le corse fu adibito a pascolo fino al 1935. Come fu che Maia tornò a prendere vigore?
Vediamolo nel racconto di Luigi Gianoli «Era intanto sorta a Roma la Società Incremento Corse, la Sic, che, sotto la guida del colonnello Pollio, organizzava corse ad ostacoli a Fregene, a Tor di Quinto e a Foggia. Desideroso di avere un ippodromo proprio, Polio riusci a suggestionare Starace, segretario del partito fascista, che si piccava essere buon cavaliere e buon intenditore; quest’ultimo riuscì a convincere Mussolini a resuscitare l’ippodromo di Maia e il suo Grande Steeple, e che aggiungerci una lotteria come quella di Tripoli (che stava scricchiolando), sarebbe stata un’occasione d’oro anche politicamente. Gli Steeples sostennero l’ iniziativa, ma trovarono molti avversari a cominciare da Federico Tesio, sdegnato di vedere defluire milioni nel ramo spurio degli ostacoli a scapito del piano, cioè dalla palestra dei suoi campioni.
corse2Sembrava difficile anche realizzare il progetto perché sull’ anello dello Sportplatz si disputavano in quegli anni gare motociclistiche. Ma eletto nel 1932 alla presidenza degli Steeples il nobile Alessandro Parisi che era stato nominato dai ministero proprio per affossare l’ Ente, ne divenne invece il difensore affascinato dalla bellezza di questo sport e favorì quindi i progetti per incrementare le corse ad ostacoli. Cogliendo il momento favorevole, l’ingegner Richard presidente dell’ Azienda autonoma di soggiorno di Merano, propose Maia come la sede della lotteria. E poiché convergevano motivi politici, turistici e sportivi tutti insieme, Merano ebbe il suo premio, la Lotteria. C’erano però altre difficoltà: convincere i proprietari dei terreni a cederli a equo prezzo e reperire mezzi finanziari per costruire l’ ippodromo. Il guaio fu che la Sic, poteva per statuto gestire ippodromi, ma non diventarne proprietaria. L’ ingegner Piero Richard e il podestà di Merano, Markart, decisero di far acquistare i terreni al Comune e di cedere l’ ippodromo in gestione alla Sic. Ottenere quei terreni non fu facile i contadini erano ostili e, incredibilmente, anche il clero.
La Sic si appellò a Starace di fronte al quale nessuno poté dire di no. La costruzione del complesso venne preventivata per la primavera del 1936, ma Mussolini aveva molta fretta e insistette per il 1935 in quanto “stavano per scatenarsi eventi storici di suprema importanza”, la guerra d’ Etiopia. Si confermò così che la corsa doveva essere ad ostacoli, suscitando nuovamente le ire di Tesio. Ma il 30 agosto del 1935 Mussolini poté visitare l’ippodromo gestito dalla Sic e del quale era presidente Achille Starace. Più tardi a Merano andò anche il principe di Piemonte e tutti furono soddisfatti. Con la pista ultimata, la tribuna incompleta e un’ altra provvisoria, il 20 ottobre, sotto un sole estivo, di fronte ad un pubblico enorme convogliato a Merano con treni speciali, mentre gli altri ippodromi furono chiusi per quella domenica, si svolse il primo Grande Steeple di Merano. Stupiva l’enormità del premio, un milione, quando il Derby ne offriva 200 mila e il Gran Premio di Milano 400 mila e il Gran Premio de Paris 700 mila.
[Tratto da un articolo apparso sul quotidiano Alto Adige del 08.09.1996]