Sopra l’abitato di Scena, si stende per una lunghezza di 8 chilometri circa un frequentatissimo sentiero che segue il canale d’irrigazione e che parte dal paese di Verdines, più precisamente dalla stazione di partenza della funivia per il Taser. Il canale nasce ad una quota superiore, a 1.100 metri circa di altezza, attraversa le coltivazioni di Verdines e giunge in Val di Nova. La particolarità del sentiero, in parte ancora nelle sue forme originali e mantenuto in regolare attività dal costante lavoro del “Waaler” (il guardiano della roggia), che ne controlla il corso delle acque, mantiene le vasche di raccolta libere dalla sabbia depositata durante il flusso, libera le reti antifoglie e le piccole paratie per la deviazione del flusso d’acqua. Oltre alla stupenda vista su Merano, esso permette di passeggiare tra boschi e frutteti, di osservare da vicino il lavoro dei contadini e di godere della vista di una delle più straordinarie chiese a pianta circolare. La chiesetta di San Giorgio che esistono in tutto il territorio alpino e di vedere dall’alto un particolare esempio di fortificazione medievale (Castel Gaiano). La costruzione del canale risale al 1733.
La chiesa a pianta circolare di San Giorgio
A metà percorso del sentiero si nota la piccola chiesa del XIII secolo, che sorge nel perimetro dell’antico castello di Scena e la cui torre è stata inglobata nell’edificio che le sorge di fronte, in una posizione dominante. La chiesa conserva preziosi tesori artistici e costituisce uno dei rari esempi in regione di chiesa romanica a pianta circolare con tetto a cono e l’interno a cupola. Il campanile è posteriore, della seconda metà del XV secolo.
Gli interni
In nove riquadri incorniciati da sottili bordi gotici sono rappresentati la vita e il martirio di San Giorgio, San Nicolò con le tre Vergini e la Crocefissione. Da questi affreschi, conservati sorprendentemente bene con i loro vivaci e luminosi colori, prende il nome il loro autore, detto maestro di S. Giorgio. Il pittore, ispiratosi da vicino alle storie di San Vigilio al Virgolo e alla pittura bolzanina della fine del ‘300, dà un saggio di pittura sacra interpretata in chiave cavalleresca, secondo la moda dell’epoca e dipingendo il cavaliere San Giorgio con caratteri evidentemente femminili, cosa che suscitò un certo scalpore all’epoca. I personaggi vestono eleganti abiti del tempo e ci rimandano agli affreschi profani del castello di Montechiaro (ora al Museo di Innsbruck), con
cui hanno in comune le stesse composizioni eleganti, quasi inconsistenti dal punto di vista volumetrico, stese con accuratissimo disegno. Altro è l’autore del ciclo degli affreschi della volta.
Vi sono rappresentati Santi, le Vergini sagge e stolte e un Profeta in trono, il Giudizio Universale, Cristo tra gli Angeli, Maria e Giovanni, gli Apostoli, la Resurrezione dei beati, che si avviano alla porta del Paradiso. In una nicchia è rappresentato S. Giorgio tra i SS. Nicolò e Antonio Abate, del 1700. L’altare ligneo a portelle, dell’inizio del 1500 contiene nello scrigno, sotto un baldacchino riccamente scolpito, S. Giorgio sul cavallo. Le figure laterali, Maria e il Bambino e S. Barbara, due Angeli che reggono la cortina e due musicanti, sono state trafugate. All’interno delle portelle sono
rappresentati a rilievo S. Silvestro e Antonio Abate, mentre all’esterno è dipinta l’Annunciazione.
Nella predella S. Orsola con le Vergini ha accanto un vescovo con il suo diacono. Le statue dell’altare sono di ottima qualità, e presentano alcuni elementi comuni (la compattezza della composizione, la serenità dei volti, la trattazione del panneggio) ad altri altari della bottega di Hans Schnatterpeck,
artista di formazione sveva, attivo a Merano a partire dal 1480 circa, al quale è attribuito da alcuni studiosi anche l’altare di Scena.
Castel Gaiano/Schloss Goyen
L’antichità del sito sembra comprovata dallo stesso toponimo, collegabile alle proprietà nella zona di un Caius romano. Se la fortificazione è menzionata per la prima volta nella seconda metà del XIV secolo, essa è certamente anteriore, almeno nella parte più antica, di almeno tre secoli. All’XI secolo infatti risale la costruzione del mastio, che sorge nella parte più alta della collina, mentre successive, del XIII e del XIV secolo, sono le opere fortificate dei due terrazzamenti inferiori dell’epoca dei Milser von Klamm, che diedero il nome alla torre sottostante.
Il castello, acquistato nel 1384 da Sigmund von Starkenberg, subì l’assedio delle truppe tirolesi di Federico il Tascavuota nel 1422. Di proprietà dei Botsch dal 1498 al 1646, fu arricchito di un nuovo palazzo residenziale. I primi lavori di restauro hanno avuto luogo intorno alla metà del secolo scorso, dopo un periodo di decadenza. Il complesso fortificato si articola su tre terrazzamenti artificiali digradanti. Su quello superiore, come si è già detto, sorge il mastio, di proporzioni inconsuete: misura infatti 15,5 x 10 m, per un’altezza di 20m, e i muri di ricorsi regolari di pietre ben squadrate sono spessi 2 metri, con rare feritoie a lama. Ad 8 metri circa da terra su una grossa pietra è rozzamente raffigurato un elefante, che apparterrebbe agli anni di lotta, intorno agli inizi del XV secolo, dei feudatari tirolesi contro le mire di Federico il Tascavuota. Tutt’intorno al mastio, e ad essa parallela, tranne sul lato orientale, corre un’alta cortina, alta 9 metri. Alla cinta del mastio si collega il recinto mediano, nel quale fu costruito sul lato meridionale, il palazzo residenziale, rifacimento o addirittura costruzione ex novo di epoca rinascimentale, insieme alla cappella, addossata al lato orientale della cortina. Entrambi sono attribuibili all’epoca dei Botsch. La torre che sorge sull’angolo nord est del recinto inferiore è dell’epoca dei Milser – ed è infatti denominata torre Milser – e custodiva l’entrata, unica possibilità di accesso al castello.
(Tratto da “I luoghi dell’arte” di Gioia Conta. Provincia Autonoma di Bolzano)